Attorno allo scheletro dell’elefante, una femmina di meridionalis, progenitore della specie Mammuthus il cui ritrovamento è avvenuto sul greto del fiume Panaro nel 1980, il Museo dell’Elefante articola un percorso arricchito di diorami, pannelli esplicativi e copie di altri reperti, che illustra l’ambiente in cui l’elefante è vissuto, il suo processo di fossilizzazione, lo schema evolutivo dei proboscidati e che approfondisce le tematiche di gigantismo e nanismo negli animali e sviluppo di zanne e proboscide.

Partendo dalla Venere di Savignano, al centro dell’esposizione (in copia; l’originale è presso il Museo Preistorico Etnografico Pigorini di Roma), si passa al confronto con riproduzioni di soggetti simili, sia italiani che europei: la Venere di Lespugue (Francia), la Venere di Willendorf (Austria), la Venere di Chiozza di Scandiano (Reggio Emilia) e la Venere della Marmotta, ritrovata da poco nel Lazio e sconosciuta a molti: un viaggio nell’arte preistorica delle raffigurazioni femminili.

La Venere di Savignano è scultura a tutto tondo ritrovata nel 1925 e risalente al paleolitico superiore.