Il Santuario della Verucchia sorge a poco più di 2 km da Zocca e conserva una storia millenaria. Fu certamente fatto edificare dalla famiglia dei Verucchi, così come ci ricorda un registro Vaticano del 1291: un tempo su questa altura sorgeva Verucchia, un antico castello da cui probabilmente trasse il nome una nobile e potente famiglia alleata dei conti Montecuccoli. La Chiesa, consacrata a San Paolo, dopo il crollo del 1470 venne ricostruita come oratorio della Beata Vergine e di S. Paolo nel 1483 dai comuni di Montalbano e Montequestiolo. A partire dal Seicento sappiamo che questo luogo era meta di molti pellegrinaggi nel ricordo di una apparizione della Vergine ad una pastorella della zona. Il tronco del ramo di biancospino su cui, secondo la tradizione, apparve la Madonna si conserva ancora oggi in una teca della chiesa. A questa prima apparizione ne seguirono altre tra Seicento e Settecento.

La Madonna, qui venerata sotto il nome di Beata Vergine della Verucchia, inizialmente era chiamata Madonna delle Grazie, poi del Castellaro (località vicina al santuario, anticamente fortino di guerra dei Verucchi), poi dello Spino.

A lei sono dedicati una gran quantità di ex voto del XVII e XVIII secolo, segno di indiscutibili favori concessi dalla Madonna. Essi presentano tutti la medesima impostazione: sulla destra è rappresentato il momento del pericolo che fa scattare l’invocazione alla Beata Vergine che appare in cielo in un trionfo di nuvole e raggi di sole. Verso il 1638 assunse il nome di Santuario e da questo momento in poi l’edificio mutò l’aspetto iniziale: furono eretti i due altari laterali, dedicati rispettivamente all’arcangelo Michele e alla Beata Vergine del Rosario, e venne innalzato il campanile, costruito dal 1638 al 1648, con annesse tre campane.                                                        

Dal 1956 fino a pochi anni fa, entrarono a servire il Santuario i Frati Minori (Francescani) e proprio ai frati si deve la produzione del liquore “Fuoco liquido”, nocino a colorazione naturale venduto direttamente al Santuario perché potesse servire al contatto delle anime.

Per quel che riguarda la struttura, la facciata è a cuspide e non presenta particolari decorazioni. L’interno è a unica navata con cappelle laterali: nella prima cappella di destra è presente il ritratto di San Carlo Borromeo opera attribuibile al pittore G.B. Chiavelli, mentre nella seconda cappella a sinistra la Madonna del Rosario opera di Francesco Gessi. Nella cappella maggiore, oltre a una grande tela del XVII secolo con i Santi Paolo, Donnino e la gloria d’Angeli, di notevole importanza è un’antica tavoletta, forse quattrocentesca, della Madonna col Bambino, oggetto di venerazione.